Cover

Su queste pagine descriveró tutte le fasi della mia cosidetta autoguarigione.
Esse non vogliono essere una guida per curarsi da soli ma ho voluto dimostrare, che la natura ha messo a disposizione dell`uomo tutte le strade e i mezzi per mantenere una buona salute fino a tarda etá,  prendendola nelle proprie mani con grande senso di responsabiitá.
Siccome sono dell´opinione, che la malattia derivi da una perdita di  equilibrio 
di anima, spirito e corpo, é compito dell´uomo  ristabilirlo. La mia lunga esperienza mi ha fatto capire,  che questo é possibile solo  se si considera ogni livello, e che nessuno  va trascurato.


Come tutto ebbe inizio



Giá all´etá di sei anni ero un'assoluta oppositrice della cosidetta Medicina
ufficiale! La mia famiglia aveva un vecchio e fedele medico di casa in cui tutti avevano una fiducia cieca. All'infuori di me. Niente e nessuno poteva convincermi, che le sue pillole mi potevano fare bene e cosí mi rifiutai di prenderle. Urlai e mi scatenai,  finché mia mamma e il dottore non mi offrirono rimedi piú innocui. Naturalmente questi mi facevano sempre guarire! Per accontentarmi mia madre cambió addirittura medico e scelse un omeopata.
La mia convinzione fin d´allora era, che solo quello che ha fatto il buon Dio fa bene all´uomo – cioé a me stessa, perché ancora non ero capace di guardare oltre il mio orizzonte . Tutto il resto era veleno e opera del diavolo. Perció respingevo per principio tutto quello che aveva a che fare con la chimica.
Anche per quanto riguardava l´alimentazione avevo idee molto chiare. Preferivo mangiare verdure e frutta dell´orto raccolte al momento, possibilmente da me stessa. Ho conservato questa predilizione fino ad oggi.
Purtroppo adesso mi manca un orto per soddisfare questo desiderio. Una delle mie passioni infantili era  cercare qualcosa da mangiare sui prati e nei boschi. Se avessi conosciuto allora il Sig.Konz (autore del bestseller Der große Gesundheits-Konz. ), sarei diventata senz´altro una delle sue piú grandi fans.
Fortunatamente ancora non sapevo a quei tempi, che i dottori della medicina ufficiale mi avevano causato a seguito di due  errati interventi,  serie conseguenze per tutta la mia vita. E per causa dei quali – cosí mi disse  un naturopata anni fa – risultava la mia predisposizione ad ammalarmi frequentemente. Se l´avessi saputo prima, sarei probabilmente andata sulle barricate contro la medicina ufficiale. Ma siccome non sapevo niente la mia rabbia si concentrava verso il regime nazista. Ma questa é un' altra storia.

Per le mie idee mi mancavano giá da bambina dei sostenitori e cosí divenni un outsider. Né la mia famiglia né il resto del mio mondo capiva me e le mie idee. Solo Dio era dalla mia parte, di questo ero sicura. E questo in fondo era anche sufficiente. Ma di questo parleró in un altro capitolo.

Rinnego i miei principi



Alla fine della seconda guerra mondiale avevo 19 anni. Finalmente potevo cominciare una nuova vita. Cosí due anni dopo andavo prima in Danimarca, per frequentare una scuola e poi in Svezia dove avevo trovato un lavoro come cuoca. Avevo solo un pensiero: fare qualche cosa della mia vita. Volevo studiare, mettere su famiglia e guadagnare soldi. Con i soldi non avevo fortuna, ma avevo studiato diverse lingue e nel 1950 mi ero sposata. Due anni piú tardi nasceva il primo figlio, tre anni dopo arrivó il secondo.
Oltre ad occuparmi della mia famiglia aiutai mio marito nel suo lavoro. La mia vita consisteva, ormai, soprattutto in lavoro, poco sonno e molti pensieri. Tempo per meditare sulle leggi naturali o su Dio non ne avevo, o piuttosto non me lo prendevo. Pensavo di poterne fare a meno. Io volevo vivere come tutte le persone che conoscevo.  Realizzarmi e potermi concedere una vita di piaceri e andare in vacanza ogni anno. Per queste cose ho sgobbato per anni.
Ma non ero felice,  non sapevo però qual'era la causa del mio malessere. Credevo che la colpa fosse delle circostanze e soprattutto delle altre persone. Non mi passava neanche per la mente che stavo perdendo me stessa. Di tutto quello in cui avevo creduto una volta non era rimasto nulla. Con la vita frenetica che facevo avevo sepolto me stessa, la mia personalitá, con un mucchio di immondizia.
Dentro di me era diventato molto buio. Questa oscuritá é durata due anni finché non mi fu chiaro, cosa avevo perduto: la mia fede in Dio e il mio contatto con lui. Fui il cavolo con le sue inesauribile proprietá curative che mi aprì gli occhi.


La mia esperienza con la cura del cavolo



Come ho conosciuto le miracolose proprietá del cavolo l'ho raccontato nel mio libro „Le Virtù Terapeutiche del Cavolo"

Alcuni anni dopo che ero stata testimone di una sorprendente guarigione con le foglie del cavolo e che applicavo questa terapia su tutta la mia famiglia, prendevamo, il mio secondo marito ed io, un podere vicino a San Marino.
Li nel nostro orto coltivammo molte qualitá del cavolo e facemmo in modo, di avere in ogni stagione a disposizione delle foglie per fare degli impacchi. In questo clima caldo non era molto facile, ma potei constatare che anche le foglie secchate dal sole estivo avevano mantenuto le loro proprietá curative.
Peró conservavo sempre nel freezer anche del succo di cavolo per fare dei massaggi.
Il cavolo non mi ha mai deluso o lasciata sola con i miei problemi, e oltre questo é anche uno dei prodotti naturali  piú a buon mercato che io conosca. Mi ha tolto ogni paura delle malattie e mi ha reso completamente indipendente da medici e medicine. Si, LUI é diventato il mio medico di cui mi potevo sempre fidare. Ed é stato lui, che finalmente mi aveva ridato la fede in Dio.
In nessun momento e nessuna occasione (problemi con i denti esclusi) sono ritornata alla medicina ufficiale. Finché  per una grave imprudenza, non sono andata finire in un ospedale. Ma di questo racconteró nel capitolo „Chi non ascolta...“. Per cinque decenni non ho mai dovuto ricorrere ai servizi della mutua. Se tutti facessero come me, lo Stato non avrebbe alcun problema con il sistema sanitario!
Nel mio libro non ho parlato del mio tumore, che un dentista nel 1985 aveva scoperto nella mia bocca , e che qualche mese piú tardi si manifestava anche attraverso l´occhio sinistro. Vi voglio raccontare questa esperienza.
In quello stesso anno  gestivo un piccolo bar in Amburgo (Germania), dove dovevo lavorare dalle 7 della mattina fino a tardi la sera. Cioé dopo il lavoro nel locale, dovevo continuare ancora per molte ore nel mio appartamento sopra il bar a preparare cibi da vendere per il giorno dopo.
All`infuori di un aiuto per la spesa settimanale e due ore al giorno per sostituirmi nel negozio, non avevo nessun altro aiuto. Quindi non avevo tempo per riflettere sul mio stato di salute. Da mesi soffrivo di mal di denti ma non sapevo come trovare un momento libero per farmi visitare. Quando peró i dolori diventarono insopportabili mi decisi a consultare finalmente un dentista che diventó bianco in faccia quando vide il mio dente. Dopo aver fatto una radiografia mi disse che avevo una ciste o un tumore nella bocca e si rifiutó di curare il dente. Mi diede invece  l´indirizzo di una clinica oncologica. Con cortesi ringraziamenti gli dissi, che non potevo lasciare il negozio per via del mio contratto e che della mia salute mi sarei occupata da sola. L´unica cura da applicare che mi veniva in mente, era una borsa di ghiaccio che tenevo vicino alla guancia ogni volta che mi era possibile. Dopo tre mesi di questa „cura“ ero senza dolori ed ero convinta di aver vinto la malattia. Peró questo era solo un´illusione.
Nel frattempo avevo potuto disdire il contratto per il mio bar e questa fu la mia fortuna. Perché poche settimane dopo venni colpita,  una mattina di domenica,  da un dolore allucinante al mio occhio sinistro.
Era come se qualcuno continuamente mi pugnalasse l`occchio con un coltello. Non riuscíi piú a  tenere gli occhi aperti. A malapena potevo informare un´amica di uno dei miei figli della mia situazione e  pregarla di non dire nulla  ai miei figli per NESSUNA ragione. Uno di loro si trovava in quel periodo in Australia e con l´altro avevo poco contatto. Mi ritirai con un pretesto anche dai miei amici perché volevo stare completamente sola con il mio male.
Mi chiesi se questa era la fine o se sarei riuscita a vincere la mia malattia. Fortunatamente mi venne in mente la foglia del cavolo e quando i dolori me lo permettevano, uscii per procurarmi il necessario per fare una cura e per comprare viveri. Per due mesi erano  le telefonate con l´amica di mio figlio, la sua futura moglie, gli unici contatti con il mondo esterno. Passavo gran parte del tempo nella mia poltrona o seduta nel letto. Sdraiarmi non mi era possibile a causa dei troppi dolori e raramente riuscivo a dormire. Non avevo niente per potermi distrarre un pó, perché non riuscivo a vedere la televisione e non sopportavo neanche di sentire le voci o la musica. Sentivo solo i rumori nella mia testa. Era come se avessi un martello pneumatico nel cervello che stava per rompere del cemento armato.  Dovevo tenere la testa tra le mie mani per sopportare i dolori. Siccome avevo quasi sempre foglie di cavolo sugli occhi vivevo praticamente nel buio.
Naturalmente mi rendevo conto della gravità della situazione, ma per me esistevano solo due possibilitá: o riuscivo a superare questo male e sarei guarita o era venuto il mio momento di morire. L´idea della morte non mi spaventava ed ero pronta ad andarmene. Peró facevo tutto per aiutare il mio corpo a vincere la malattia anche se non era molto quello che potevo fare. Non  prendevo alcuna medicina né riuscívo a prepararmi dei cibi sani. Cosí mi restavano solo i miei pensieri.
Cercavo peró, di non farmi prendere dalla autocommiserazione ma mi sforzavo di pensare solo a delle cose belle e positive. Alla mia famiglia e a amici cari, a posti, che mi erano particolarmente cari e a dei momenti belli del mio passato. Nonostante avessi ritrovato la fede in Dio, non pensavo mai a LUI. Non gli volevo assolutamente chiedere di aiutarmi. Non per orgoglio, ma per lasciare a LUI la libera decisione su cosa fare di me.
Dopo due mesi i dolori diminuivano e non uscivano piú delle secrezioni dall´occhio. Nel frattempo mio figlio piú giovane, che era ritornato dal suo viaggio in Australia, venne a trovarmi. Prese un gran spavento nel vedere sua madre in quelle condizioni, perché ero bianca come la neve e senza alcuna forza. Peró ero viva! E riuscivo a tenere aperti gli occhi! Giorno per giorno stavo sempre meglio e cosí decisi, di ritornare nella nostra casa in Italia.
Dopo aver dato la disdetta per il mio appartamento in Amburgo partii per Cattolica dove avevo tanti amici che si prendevano cura di me. Ma ci volevano due anni per riaquistare le forze di una volta.
Veramente ero convinta di aver superato totalmente la mia malattia. Ma molti anni dopo faceva ancora per due volte il suo ritorno. Peró questa volta ero piú preparata e mi curavo subito con le foglie di cavolo e le recidive duravano solo alcune settimane. Soprattutto avevo imparato a liberarmi dai blocchi dell´anima che potevano impedire di ritrovare il mio equilibrio interno. Solo cosí una guarigione era possibile.
Devo aggiungere che nel frattempo avevo cominciato a lavorare con il computer e da 14 anni uso per questo SOLO l´occhio malato, perché sull´altro sono presbite con pochissimi gradi rimasti.


Altri metodi e rimedi naturali



Dopo le mie esperienze, spesso spettacolari, con la cura del cavolo cominciai ad interessarmi anche di altri rimedi e terapie curative con i quali sostenevo i trattamenti con il cavolo. Molte erbe e piante officinali crescevano sui campi della nostra terra. Per esempio la gramigna che usavo per i disturbi renali. Raccoglievo la camomilla e la mettevo a seccare per tutto l´inverno,  davanti casa avevo una siepe di biancospino, che mi forniva fiori per tutto l´anno. Con il rosmarino e l'aglio curavo i miei disturbi al cuore.
Ma per dedicarmi seriamente alla fitoterapia mi mancava il tempo. Cosí la cura del cavolo rimase per molti anni la principale forma di applicazione di terapie naturali. Solo quando lasciai la vita di campagna passai poco a poco ad altri metodi di cura. Per esempio praticavo per anni lo yoga e piú tardi il Qi Gong per tenermi in buona salute. Inoltre feci conoscenza del Jin Shin Jyutsu , che praticai per procurarmi energia, per rafforzare il sistema immunitario o riportare in equilibrio il corpo e l´anima. Con gli anni perdevo la scioltezza degli arti e passavo a praticare i mudra (yoga con le dita) che adempiono allo stesso scopo.
Dopo essermi trasferita per 10 anni nella Germania del Sud, facevo ogni primavera per quattro settimane una cura di disintossicazione del sangue con il tarasacco e l'ortica. Queste piante crescevano in grande abbondanza nel mio giardino. Nell'alimentazione usavo anche le margherite del prato e la borragine. Inoltre avevo anche piante di consolida, con le cui foglie mi curavo con successo un polso incrinato; la melissa, per farmi una tisana rilassante e la salvia che si ritiene  essere una delle piante medicinali più completa. Mangiavo le sue foglie crude, e ne mangio tuttora due al giorno.
Per disturbi acuti mi aiuto in inverno con il pelo del tasso per lenire soprattutto dolori notturni e per prevenire il mal di gola. La mia scoperta più recente è un' “ossidiana fiocco di neve“ che si dice  protegga anche dalle malattie da virus, quindi anche dall'influenza. Quando sento i primi sintomi di un raffreddore, dormo tutta la notte con la pietra nella mano sinistra. Di altre pietre curative parlerò in un prossimo capitolo.
Negli ultimi anni mi sono occupata anche molto del guarire coll'aiuto della mente secondo Emile Couè i cui consigli ritengo molto utili, e quando ne sento il bisogno li pratico anche tutti i giorni.
Ma in caso di malattie acute o gravi era ed è tuttora il cavolo il numero UNO nella mia vita.


 

I miei amici - le mie pietre curative




Voglio raccontarvi, come ho imparato ad amare le pietre curative e che aiuto mi hanno dato.

Fino a pochi anni fa non avevo mai letto niente su pietre o cristalli, che hanno il potere di guarire i mali. Un bel giorno in un paesino della Germania del Sud entrai in un'erboristeria per comprare alcuni prodotti alimentari su ricette della Santa Ildegarda di Bingen, che vendevano solo in botteghe specializzate. Lì sugli scaffali vedevo in esposizione molte pietre, tutte bellissime da vedere. Di queste soprattutto  una mi attrasse  particolarmente.
Era una pietra a forma di  disco piatto. Mi piaceva tanto che  la comprai senza saperne il perchè. Comprai anche un libro della Santa Ildegarda che parla di pietre e cristalli che curano. La commessa mi aveva detto che la pietra si chiama iaspide e il libro mi spiegava le sue proprietà curative.
Con esso si possono lenire i dolori ma anche ricaricarsi di energia. Siccome era un periodo molto difficile per me e dormivo sempre pochissimo, speravo che la pietra potesse aiutarmi. Tutte le sere quando andavo a letto, la prendevo nella mano sinistra e la tenevo tutto la notte stretta tra le dita. Il mio sonno divenne subito più tranquillo e se durava anche solo poche ore, mi svegliavo al mattino piena di energia. Era la mia prima meravigliosa esperienza con una pietra curativa.
Ora che si era svegliato il mio interesse per le pietre, leggevo diversi altri libri su questa materia e ogni tanto  compravo una pietra nuova. Con ognuna di esse facevo delle esperienze impensate. Per esempio con il pyrit combattevo lo stress. Quando mi sentìvo stanca e esaurita lo mettevo per una mezz'ora sul plesso solare. Di solito mi addormentavo subito e mi svegliavo completamente calma e ricaricata. Più avanti mi procurai pure un heliotrop per rafforzare il sistema immunitario e il cuore. Anche queste applicazioni erano sempre efficaci. Inoltre, questa pietra non solo mi protegge  dagli incubi ma mi fa fare dei sogni bellissimi, spesso pieni di significato.
Avendo saputo che ci si può difendere dai raggi elettromagnetici nocivi,  mi procurai un grande quarzo rosa da mettere sopra il mio computer. Inoltre, con l'ausilio di alcuni cristalli di vario tipo, immersi in una caraffa riempita d´acqua di rubinetto, creavo un'ottima acqua curativa, che bevo ormai da 10 anni.
L'esperienza più sorprendente l'ebbi, tuttavia, con un topazio. Avevo letto da qualche parte che la Santa Ildegarda consigliava la preparazione di un vino con l'utilizzo di questa pietra. Mi procurai la pietra di giusta misura e il vino adatto, ed iniziai a curare i miei occhi. Il risultato fu sorprendente. Se fino a quel giorno avevo dovuto perdere moltissimo tempo facendo esercizi per rafforzare la vista, anche con impacchi di diverso tipo, ora  era sufficiente che, tutte le sere, bagnassi le palpebre con questo vino. La vista aumentava e, soprattutto, riuscivo a stare ore davanti al computer, senza stancarmi mai.
Un'altra esperienza particolare l'ebbi con i Moquis-Marbles; sono pietre vive che contengono diversi metalli come il ferro, mangano, titanio e palladium. Si trovano in Utah e in Arizona, negli Stati Uniti.
Circa le loro proprietà, avevo letto qualcosa su internet e avevo proprio voglia di provarle. Ma a quell'epoca ero in Italia ed avevo poche possibilità di procurarmele.
Un giorno successe una cosa strana. Dopo una mattinata molto intensa e faticosa, sia per il caldo che per la stanchezza fisica, non ebbi forza neanche di pranzare assieme agli altri inquilini della casa. Sentivo solo il bisogno di sdraiarmi sul letto e riposare.
Dopo un pò, sentii bussare alla porta e vidi entrare un mio vicino con un pacchettino intestato a mio nome. Leggendo il mittente “Forum fuer Koerper, Geist und Seele” capii chi me l'aveva mandato. Quindi lo aprii sul letto e dentro vi trovai due piccoli moquis-marbles, che salutai con un “Oh ciao carissimi!” Fu amore a prima vista. Presi la pietra maschio nella mano sinistra e la femmina nella destra, come avevo letto su un sito specializzato sulle pietre. Mi addormentai subito e svegliandomi dopo circa mezz'ora, avvertii un forte capogiro. Era chiaro, si trattava di una reazione simile a quelle che si hanno dopo l'inizio di una cura fitoterapica.
Mangiai qualcosa e tornai a letto, tenendo solo il maschietto nella mano sinistra. Dormii due ore facendo dei bruttissimi sogni. In uno, avevo buttato le pietre in acqua bollente e tirandole su, m'accorgevo che erano morte. Qualcuno diceva che si trattava solo di ciarlataneria. Ero desolata, mi sentivo incompresa. Quando mi svegliai però, le mie forze erano ritornate. Il sogno mi aveva fatto capire che esistono delle cose, il cui valore non è comprensibile a tutti. A volte, è consigliabile tenerle per sé.
Per diverso tempo portai i miei amici con me, mi davano molta energia, mi aiutavano a superare tanti piccoli malesseri fisici e anche psichici. La notte li riponevo su una drusa di ametista, il mattino seguente, dopo averli messi al sole una mezzoretta, li rimettevo in tasca.
Dopo questo bellissimo incontro con i moquis, conobbi un'altra pietra dal forte potere curativo:l'ossidiana fiocco di neve. Si dice essere molto efficace per contrastare malattie da virus come ad esempio l'influenza. Ne ho già constatato l'efficacia contro i raffreddori.


Un'alimentazione sana per l'età avanzata



Come già avevo accennato, da piccola ero molto consapevole riguardo all'alimentazione perchè preferivo frutta e verdure crude. Ma nel corso degli anni perdevo questo istinto sano e soprattutto dopo i tanti anni di privazione durante e dopo la seconda guerra mondiale tendevo ai peccati di gola. Molte delle mie sofferenze fisiche erano sicuramente il risultato di uno stile di vita così irragionevole. Solo quando all'età di 60 anni mi ammalai seriamente mi vedevo costretta a  cambiare radicalmente rotta.
Inanzitutto riducevo drasticamente il mio consumo di zuccheri e quello di proteine animali. Siccome la mia malattia mi aveva indebolito moltissimo, riprendevo l'abitudine degli anni passati di mangiare due volte al giorno cibi cucinati. A questa regola mi attengo ancora oggi a 83 anni. Questo significa senz'altro un certo impegno visto che preferisco piatti a base di verdure. Facendo in questo modo riesco a stare in buona salute senza aiuto di integratori alimentari che di solito sono molto costosi e inaccessibili per persone con una pensione modesta.
Per garantire comunque un'alimentazione con vitamine e minerali a sufficienza coltivo sul davanzale della cucina germogli di semi e granelli di ogni tipo.
Inoltre nella mia scelta di prodotti alimentari oltre alla loro freschezza e origine biologica, pongo molta attenzione al loro potere curativo. Per esempio mangio ogni giorno dei crauti crudi, alcune mandorle e noci, sesamo sotto forma di gomasio e castagne in inverno per dare forza e energia al cervello. Per di più consumo 1 o 2 pasti a base di pesce per rafforzare il cuore ed il cervello, e uso solo prodotti di farro per la salute del sangue. Occasionalmente faccio anche una cura con il miglio per gli arti e una a base di aglio per le arterie.
Per dare energia all'organismo faccio uso anche di miele, cannella, banane, verdure verdi e finocchio. In inverno mangio molti cavoli.
Mi sono abituata a bere moltissimo. In primo luogo acqua (vedi anche il capitolo sulle pietre curative), eventualmente con lo zenzero, inoltre il tè bancha e il tè di cannella e miele. Vino e caffè solo in via eccezionale.
Io spero, che sarò in grado di accudire a me stessa ancora per molto tempo.

E poi è successo l'incredibile!



Ero sempre stata convinta di non dover ricorrere alla Medicina Ufficiale, tanto più così all'improviso! Oggi capisco che dovevo fare anche questa esperienza.
Cosa mi condusse a questo punto? Una risposta logica doveva pur esserci.
Per alcune settimane vissi in continuo stress dovuto a troppe ore trascorse al computer. In quel periodo abitavo da sola in una cittadina, Buxtehude, vicino ad Amburgo; intere notti ad occuparmi della pubblicazione del mio libro (la versione tedesca) tramite l'internet e parallelamente del mio sito nuovo. VOLEVO farcela ad ogni costo! Ero talmente ossessionata dalla mia ambizione che non badavo più alla mia alimentazione, solitamente molto equilibrata. Mangiavo qualsiasi cosa capitasse a tiro, pur sapendo quanto fosse nociva. Anche bere il caffè, che non facevo più da anni, era diventata una consuetudine quotidiana!
Addebitavo al troppo lavoro, la mancanza di un sonno tranquillo. La realtà era che non stavo bene, e non volevo ammetterlo.
Finché il pomeriggio del 13. nov. 2008 mi sentii così male che non fui capace di aiutarmi da sola. Capii subito di aver bisogno di un medico. Telefonai ai miei figli che chiamarono il Pronto Soccorso. Due ore più tardi fui ricoverata di urgenza all'ospedale Elbeklinik di Buxtehude, dove mi vennero riscontrati gravi problemi di circolazione di un cuore debole. Dopo i necessari esami e le medicazioni occorse, i medici attestarono l'altissima probabilità di un ictus, scongiurata. Durante quella notte insonne la pressione sanguigna scese ad un livello accettabile, ma riscontrai anche effetti collaterali seri. Così decisi di non prendere più farmaci e dopo tre giorni lasciai la clinica. Una volta a casa, continuai la cura con rimedi naturali.
Un medico naturopata mi curò con medicine omeopatiche e a base di erbe. Per un mese seguii questa cura, adottando un'alimentazione equilibrata e trascorrendo molto tempo all'aria aperta, evitando il troppo lavoro, principale causa del mio stress.
In aprile del 2009 ritornai in Italia per fare una cura di Riflessologia Braña al Centro Benessere del Lago di Monte Colombo (RN) e piano piano mi ristabilì completamente.
Anche questa volta mi era andata bene e, nonostante tutto, sono contenta di aver fatto anche questa esperienza. I medici e tutto il personale paramedico, con professionalità e conoscenza avevano dato il massimo, salvandomi la vita! A loro va la mia infinita gratitudine. Anche se sono consapevole del fatto che la loro medicina convenzionale non poteva essere la MIA via alla guarigione: soffro d'ipersensibilità alla farmacologia di sintesi.
Tirando le somme da quest'esperienza, devo ammettere che è stata sola colpa mia: la grave negligenza nel maltrattare così stupidamente la mia vita. La vita è un bene prezioso.


Ma la cosa più importante sono la fede e l'amore per il prossimo



Dopo che per anni mi ero curata con rimedi naturali e badando a un'alimentazione sana, mi chiedevo comunque del perché fossi così spesso soggetta a nuove malattie.
Ero consapevole di dover cercare un equilibrio interno. Mi occupavo di Training autogeno e di Yoga, ma tutti i miei sforzi non davano il risultato sperato. Con l'aggiunta poi di eventi tristi, non sapevo più come orientarmi.
Fu allora che ebbi la fortuna di incontrare un uomo che avrebbe dato una svolta alla mia vita: il sig. Leo Amici di Civitavecchia, che con poche parole mi insegnò la strada giusta per mettere ordine nella mia vita e  intraprendere la via della vera guarigione. Mi spiegò che avrei dovuto cominciare da ZERO, come una seconda nascita. Avrei dovuto eliminare tutto ciò che è male al prossimo e a me stessa. Da Leo Amici imparai (www.leoamici.it) a distinguere tra due energie: la positiva e la negativa.
L'energia negativa (la causa per cui ci ammaliamo), deve essere neutralizzata con l'energia positiva. Bisogna prendere coscienza di questo e, con l'aiuto della nostra volontà, svilluppare solamente energia positiva, perchè è questa che ci dona salute e vita.
Cosa significava per me, concretamente? Dovevo cominciare ad analizzare i miei pensieri e scartare tutto ciò che faceva parte dell'energia negativa. Fu questo lavoro su me stessa che fece si che mi avvicinassi sempre di più a Dio ed al suo amore. Riconoscere se stessi, l'essere umano, liberato da tutta l'energia negativa presente in sé. Perché non siamo palle che rimbalzano di qua e di là. Non siamo in balìa di una qualunque legge naturale. Siamo noi che stabiliamo la direzione da prendere. Una strada lunga e piena di ostacoli da percorrere, perchè il negativo ormai si era accomodato proprio bene nel mio carattere. C'erano sentimenti, pensieri e cattive abitudini che andavano eliminati e sostituiti con tutto quello che era bello, buono e ricco di forze vitali.
In tutto ciò riconoscevo L'AMORE DIVINO al quale dovevo dare spazio per guarire il mio corpo, la mia anima, il mio spirito. Più mi liberavo dalle mie cattive abitudini più facevo posto ad un amore vero, da trasmettere al mio prossimo. Così, incominciai a capire sempre di più GESÚ, il mio esempio. Colui che per insegnare all'uomo la via verso la felicità e la salvezza, accettò una morte atroce. Adesso sta a me seguire il suo esempio, mettere in pratica il suo insegnamento ogni qual volta mi sarà possibile.


Alcuni racconti



 

Una favola



C’era una volta una piccola talpa che, come tutte le talpe di questo mondo imparava a scavare le sue gallerie, ma era sempre triste perchè le gallerie non la portavano mai alla luce del giorno e la riconducevano sempre alla tana da dove era partita. E così trascorse la sua vita; di gallerie ne aveva scavate tante e aveva cambiato le tane ogni volta che la sua tristezza aveva riempito il suo rifugio dove le sue lacrime avevano bagnato ogni cosa.
Un giorno era disperata perchè la sua tana si era allagata e cominciava a franare, ma la talpa non aveva più la forza di riparare il danno o di cercarsi un altro alloggio perchè diceva a se stessa: buio è e buio rimane intorno a me!
Girando per le sue gallerie incontrò due giovani talpe che però erano strane perchè portavano le ali e le dicevano che l’avrebbero condotta a un’uscita da dove poteva vedere un mondo diverso, pieno di luce e di cibo buono. La talpa ci andò e si affacciò e vide un grandissimo orto inondato dai raggi di sole e davanti ad un’aiuola vide un giardiniere che accarezzava le sue piante. Lui si voltò e le mandò un dolce sorriso che le riempiva il cuore ma abituata al buio non sopportava a lungo i forti raggi del sole e così ritornò sotto terra guardando per la prima volta con occhio critico tutto quello che aveva fatto finora: la tana stava crollando perchè non aveva fondamenta, le gallerie erano strette e sporche e mucchi di terra bloccavano l’uscita verso il bel giardino al quale lei non voleva più rinunciare perchè aveva capito, che era l’amore del giardiniere che faceva spuntare le ali alle talpe e man mano che si nutrivano con le buone cose del suo giardino si trasformavano in bellissimi uccelli che stavano molto attenti a non sporcarsi le loro penne morbide e colorate.
CosÏ la talpa si rimboccò le maniche e, dopo aver fatto un’apertura verso il giardino, cominciò il lavoro di pulizia e di restauro sotto terra perchè il buon giardiniere le aveva detto: “Se vuoi diventare come questi uccelli, che più si cibano dei frutti del mio orto più belli diventano, devi prima imparare a fare tutte le cose con amore e responsabilità perchè solo così si apriranno i tuoi occhi di talpa e potrai distinguere tutto nel mio mondo e vederlo con più chiarezza.
Dopo anni di lavoro la talpa si affacciò di nuovo all’uscita e non vide più il giardiniere ma un bellissimo re seduto su un trono bianco e tutti gli uccelli erano venuti a trovarlo e a cantare per lui.
Il re invitò la talpa ad unirsi a loro ma la talpa si vergognò per il suo vestito grigio e restò ferma sul’uscio della sua casa. Da lì si guardò intorno e capì che il giardino del Gran Signore era il Suo Regno che si chiama: L’Amore, le vie si chiamano la Conoscenza e le piante, i fiori ed i frutti sono le Sue Verità.
Da quel momento sapeva che anche lei non era più una talpa cieca ma riusciva a distinguere ogni cosa e così decise di andare davanti al suo Signore in una veste nuova.


Il ragazzo con la spada d'oro



Quando la mamma aprì la porta d’ingresso Paolino le sfrecciò davanti buttando la sua cartella in un angolo del corridoio e corse nella sua camera sbattendo forte la porta. “Che ti ha preso”, disse la mamma che l’aveva seguito. “Non si dice nemmeno più Buon giorno quando si ritorna a casa?” Ma nella sua voce si sentiva più la preoccupazione per il figlio che un rimprovero. Una ragione fondata ci doveva pure essere per comportarsi così. “Forza, sputa fuori! Chi ti ha fatto arrabbiare oggi?” “Ma no, nessuno, È solo che la maestra ha avuto la bella idea di farci scrivere come compito di casa un tema sul peccato. È roba da chiesa, questa, come faccio scrivere qualcosa di decente su un argomento del genere. Io almeno non sono capace. Lei ha detto che dobbiamo parlare del significato della parola.” “Faresti bene a guardare in un dizionario che spiegazione danno in merito. Poi basta che pensi a tutti i tuoi misfatti che sono sufficienti per riempire un libro intero. Ma adesso vieni a mangiare. Ho preparato i gnocchi.”
Invece nemmeno il suo piatto preferito poteva ridare a Paolino il suo buon umore. “Forse mi può aiutare Andrea che frequenta già la seconda liceo”, diceva tra se e se. Ma suo fratello lo cacciò in modo poco dolce dalla sua camera. “Non vedi che ho da fare? Quindi non rompere e chiudi la porta!” “Quello lì con il suo stupido computer”, pensò Paolino tutto furioso. “Da quando sta seduto giorno e notte davanti a quella scatola non si piò più scambiare qualche parola con lui.” Paolino era pieno di autocommise- razione. Ma il buon senso prese il sopravvento e il ragazzino si mise a riflettere dove e da chi potrebbe trovare aiuto.
Forse doveva andare in una biblioteca, pensò, però, avendo un pessimo rapporto con i libri, scartò subito quest’idea. Rimaneva solo la nonna ma purtroppo abitava lontano da qui in un’altra città. Invece il tema doveva essere consegnato fra tre giorni. Questo fatto gli faceva grondare la fronte di sudore: doveva assolutamente agire! “Ho trovato! Vado a fare le interviste alla gente per la strada. Qualcuno ci sarà che sa tutto sul peccato!”
La mattina seguente Paolino lasciò la casa alla solita ora portando con se una cartella senza i libri. Ci aveva messo dentro solo la merenda, che la mamma gli aveva preparata come tutte le mattine e qualche soldino. Per fortuna che la mamma non si era accorta di niente, si era solo meravigliata del suo appetito insolito a colazione.
Paolino che era sceso sulla strada pensò un’attimo, se marinare la scuola era un peccato. Nel dizionario aveva letto che il peccato era un’offesa verso Dio. Ma era da chiedersi, se Dio lo riteneva più importante che lui oggi andava a scuola con la prospettiva di consegnare nessun o solo un pessimo tema invece di mettersi in cerca di più materiale possibile per fare un buon lavoro. Si decise per il secondo.
La metropolitana lo portò al confine della città poco lontano dall’aperta campagna. Un po’ di aria pura gli avrebbe fatto bene!
A capolinea, una piccola stazione di periferia, iniziò il suo viaggio. In un giardino vide una signora vecchia che puliva le aiuole di erbace. Paolino si fece coraggio e le rivolse la parola: “Mi scusi, signora, potrei intervistarla? Vorrei sapere che cosa ne pensa del peccato. Infatti devo scrivere un tema in merito.” “La vecchietta si raddrizzò fin dove la sua schiena curva glielo permetteva. “Peccato è tutto ciò che non mi fa prendere sonno la notte e che porto come un pesante fardello nella mia gobba. Tutto che ci rende brutti e cattivi è peccato. Tu sei ancora giovane e puoi goderti la vita. Ma aspetta che diventi vecchio come me e il peccato ti ha messo in ginocchio! Allora ti passerà anche a te la voglia di ridere.” Paolino aveva fretta di andarsene da questa signora anziana così amareggiata perchè gli faceva un po' paura. Con un “Ciao e tante grazie per l’informazione!” si rimetteva in cammino.
Qualche strada più avanti incontrò un ragazzo in bicicletta.” Eh, ascolta, ti posso chiedere qualcosa? Mi sai spiegare bene, che cos’è il peccato?” Il ragazzo lo guardò esterrefatto poi si mise a ridere. (Paulino non era sicuro se era per gentilezza o compassione.) “No, guarda, non credo che ti posso essere utile. Sarà meglio che vai da un prete. Lui sì che s’intende. Non lontano da qui c’è subito la chiesa, vedrai, il prete sarà contento di poterti rispondere.” Questo consiglio non piacque poi tanto a Paolino che in chiesa non ci andava mai. Ma forse il ragazzo aveva ragione: Sempre alla fonte bisogna andare se uno vuole sapere le cose.
Il parroco non sarebbe in casa, disse la signora, forse la segretaria, che gli aveva aperto la porta. “Ma se vuoi, ti faccio leggere che cosa è scritto nel catechismo sul peccato.” “ No, no, grazie, non si scomodi, ritornerò un’altra volta”. Di nuovo si trovò in strada senza aver risolto nulla. Con rabbia pensò alla maestra che l’aveva messo in questa situazione disperata. Se questo non era peccato, di torturare così un ragazzino di nove anni! Decise di fare una pausa per riflettere sul dafarsi.
Poco distante c’era un piccolo parco dove si sedette sotto un albero. Era mezzogiorno, il sole era forte e Paolino era stanco del suo girovagare. Si mangiò una mela e un panino poi si sdraiò sull’erba calda e chiuse gli occhi.
Ad un tratto avvertì che non era più solo e spalancò gli occhi. Infatti, davanti a lui stava un ragazzo biondo tutto vestito di bianco che era circondato da un cerchio di luce color argento con in mano una imponente spada d’oro . Paolino non osava a muoversi di fronte ad un fenomeno così insolito. Ma lo strano fanciullo lo guardò con dolcezza:” Non volevi intervistarmi? Io sono l’unico che sa tutto sul peccato. Su, fammi le tue domande!” “Allora! Vorrei sapere cos’è esattamente il peccato e come si riconosce.” “ È molto semplice: tutto che fa male a gli altri e a te stesso, è peccato.” “ E tutti questi omiciattoli neri nella mia testa che mi attaccano di continui e non mi fanno mai trovare un po' di pace, anche loro fanno parte del peccato?” “ Vuoi dir i tuoi pensieri brutti? Si, loro sono la radice di tutto il male che succede nel mondo. Di loro è la colpa se gli uomini litigano, si ammalano e che scoppiano le guerre.”
“E non si può fare nulla contro di loro?” “ Come no, moltissimo si può fare. Vedi qui la mia spada? Con lei puoi annientare tutti.” “ Ma questo è peccato!” Paolino era visibilmente indignato, ma il ragazzo sorrise :”No, questa è l’unica arma, che non ferisce e non reca dolori a nessuno. Ma la sua forza è così straordinario, che è in grado di agire attraverso i muri, di oltrepassare i confini e di viaggiare negli spazi.” “ Ma se ammazzi qualcuno spargi del sangue, “ insistette Paolino. Di nuovo il ragazzo si mise a ridere:” Con la mia spada non uccidi le persone ma solo il peccato. Appena che lo tocchi con la punta si scioglie come il burro al sole.” “ Accidenti! Questo sì che è interessante! Solo che io non posso mica farmi vedere in giro con un affare gigantesco così. Se mi prendono i sbirri , eh..scusa ,volevo dire i poliziotti, mi arrestano per possesso illecito di armi. E anche la gente mi prenderà per uno scemo se mi faccio vedere in strada con un arnese così.” “ Il problema non esiste, basta che inghiotti la spada e nessuno si accorge di niente. Solo il manico deve restare di fuori, ma quello è invisibile. In questo modo ce l’hai sempre a portata di mano quando ti serve.” “ Cooosa? Io devo mangiare la spada? Stai scherzando! Mica sono un fachiro io! Mi taglierei la gola!” “ Non aver paura. La spada è soffice e dolce come il miglior gelato alla vaniglia. Ti faccio assaggiare la punta.” Con molta prudenza e scetticismo Paolino toccò con la lingua la spada. “ Davvero! È fantastico. Dove si vendono queste spade? Costeranno un mucchio di soldi!” “ No, non si possono comprare da nessuna parte. Solo io li fornisco perchè io sono l’inventore e ho l’esclusiva per la sua distribuzione. Da duemila anni la do a tutti che me la richiedono” Dicendo queste parole aveva l’aria triste, pensò Paolino. “ Mi daresti una anche a me? Oggigiorno bisogna essere armati con tutto quello che succede. Lo dice anche il babbo. Lui sì che farebbe due occhi così: un arma che può distruggere tutto il male senza spargere sangue!” “ Prendi, te la regalo. Finchè la porti sempre con te e la usi con costanza, non ti succede mai nulla. Se invece la perdi o la dimentichi in un angolo buio, sarai debole ed impotente quanto prima.”
Paolino prese la spada in mano. Com’era leggera! Anzi, non aveva nessun peso. Sollevando di nuovo lo sguardo per ringraziare suo amico per il regalo si accorse che era di nuovo da solo.
Voleva corrergli dietro ma la spada gli impedì a muoversi liberamente. Rapidamente la fece sparire in bocca. Non aveva mai assaporato una cosa così deliziosa! Suo piccolo cuore saltellava di gioia nel suo petto. Doveva assolutamente trovare lo strano ragazzo e si mise in cammino correndo su e giù per le strade ma senza alcun esito.
Quando si era stancato di correre Paolino decise di ritornare in città. Ma cosa avrebbe detto alla mamma? Mai e poi mai lei gli avrebbe creduto se le raccontava la verità. “Come sei stupido!” sgridò se stesso: “Hai pure la spada! Così la metti subito alla prova.” È capace di agire anche attraverso le mura, aveva detto il suo amico. “Speriamo bene!” pensò il piccolo, ma non era del tutto convinto. Trovandosi invece davanti a casa sua prese con decisione il manico della spada e colpì in aria. Sentì un grande calore intorno al cuore, tutta la sua paura era sparita ed era solamente felice di essere di nuovo a casa.
Era sua mamma che aprì la porta. Era tutta gioiosa di vedere suo figliolo perchè, non vedendolo ritornare da scuola, aveva già temuto il peggio. Ma ora non gli rivolse nessun rimprovero invece lo abbracciò teneramente. “Ha funzionato!” gioiì Paolino dentro di se.
Quando al momento di andare a letto la mamma venne come tutte le sere per dargli il bacio di buona notte, Paolino non potè più tenere il suo segreto per se e le raccontò tutto che gli era capitato. La mamma ascoltò con molta attenzione, poi con una voce commossa gli chiese: “Ma tu ti rendi conto chi hai incontrato?” Paolino che aveva già chiuso gli occhi non le rispose più perchè davanti a lui era di nuovo apparso il ragazzo dei lunghi capelli biondi e la spada d’oro che lo guardò con fermezza: “Sono Gesù, il figlio di Dio e la mia arma si chiama Amore.”       
Paolino scrisse il miglior tema della classe e dovette leggerlo a tutti ad alta voce. Però che lui avesse incontrato personalmente il Signore nessuno glielo voleva credere. Ora capì, perchè il ragazzo biondo del parco aveva gli occhi così tristi.


È in preparazione un elenco alfabetico per vari disturbi e le possibilità di trattamento con rimedi naturali.


Copyright  Jakobe Jakstein
Novembre 2,  2009




Impressum

Tag der Veröffentlichung: 04.11.2009

Alle Rechte vorbehalten

Nächste Seite
Seite 1 /